L’installazione indaga il rapporto tra l’architettura e la sua rappresentazione fotografica attraverso il lavoro di un architetto, Pierluigi Molteni, e di un fotografo, Fabio Mantovani.
“Dentro il rettangolo dell’immagine c’è la casa, davanti alla casa c’è il fotografo, dietro la casa (metaforicamente; si potrebbe anche dire: prima della casa) c’è l’architetto, e c’è il committente.
L’architetto interpreta maieuticamente ciò che vuole il committente e lo realizza attraverso la sua poetica; il fotografo interpreta e restituisce all’osservatore ciò che gli sembra importante nel lavoro dell’architetto. Infine, l’osservatore interpreta ciò che il fotografo ha visto, e a sua volta vede ciò che la sua cultura e la sua attenzione gli permettono di vedere”
La messa in scena dei diversi punti di vista crea una fitta rete di ulteriori interpretazioni e rimandi che modifica, arricchendola, la percezione del costruito. A complicare il gioco delle relazioni, intervengono i contributi di un critico di fotografia ed architettura come Piero Orlandi e di un editor, Tinna Halsdottir, a cui si deve la scelta e la messa in sequenza delle immagini.